La storia di Asia Cogliandro, pallavolista italiana classe 1996, ha acceso i riflettori su una problematica annosa ma troppo spesso ignorata nel mondo dello sport femminile italiano: la tutela delle atlete in caso di gravidanza. La centrale di Perugia Volley ha denunciato di essere stata di fatto allontanata dal club dopo aver annunciato di essere incinta, un episodio che ha sollevato un'onda di indignazione e ha riaperto il dibattito sui diritti delle sportive.
Cogliandro ha raccontato di aver comunicato la lieta notizia al direttore sportivo della sua squadra, ricevendo inizialmente una reazione positiva. Tuttavia, il clima sarebbe presto mutato, con l'atleta che si è sentita messa sotto pressione e, in sostanza, estromessa dal progetto sportivo. Una "violenza psicologica", così l'ha definita la stessa pallavolista, che l'ha costretta a fermarsi e a confrontarsi con una realtà amara.
Il caso di Asia Cogliandro non è isolato e mette in luce una fragilità contrattuale che affligge molte atlete in Italia. Spesso, infatti, le sportive sono inquadrate con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) e non come professioniste a tutti gli effetti. Questa distinzione, apparentemente solo burocratica, ha invece un impatto enorme sulla loro sicurezza lavorativa e, in particolare, sulla loro maternità. Un contratto co.co.co offre meno tutele rispetto a un contratto da professionista, rendendo le atlete vulnerabili a decisioni arbitrarie dei club e privandole di garanzie fondamentali come l'indennità di maternità o il mantenimento del posto di lavoro.
La denuncia di Cogliandro ha acceso un faro su questa lacuna legislativa e contrattuale, riaccendendo le speranze per una maggiore tutela delle atlete. La sua voce si è unita a quella di altre sportive che in passato hanno sollevato il problema, chiedendo che il mondo dello sport si adegui ai tempi e riconosca pienamente i diritti delle donne che scelgono di conciliare carriera agonistica e maternità.
Mentre la società di Perugia Volley ha rilasciato dichiarazioni che non collimano con la versione dell'atleta, la vicenda di Asia Cogliandro rimane un potente monito sulla necessità di riforme urgenti per garantire alle sportive italiane la stessa dignità e le stesse protezioni di cui godono le lavoratrici in altri settori. Il suo coraggio nel raccontare la propria esperienza potrebbe essere la scintilla necessaria per avviare un cambiamento significativo e duraturo nel panorama sportivo femminile.